Non c’è mestiere più vivo del nostro; e non solo a causa dell’eterno imprevisto che vi domina, non soltanto a causa di quell’incessante caccia all’esemplare nuovo che mai cessa di pungolare e di tenere desto sia l’antiquario sia il collezionista.
Si possono raccogliere molti altri oggetti al di fuori delle opere artistiche, e per ben altre cose è dato di gustare l’eccitazione della caccia e le gioie della scoperta; però solo il pezzo d’arte porta in sé la vita, e la spande all’intorno con profusione.

Grazie appunto all’oggetto artistico, noi trascorriamo le giornate fra le creature più vive che esistano sulla terra: artisti, studiosi, collezionisti, sovrintendenti di musei, persone tutte che in qualche grado conoscono la serenità di chi non è schiavo solo del presente, di chi spazia con lo spirito attraverso i secoli, per crearsi un sodalizio di propria elezione con coloro per i quali sente una maggiore affinità.
Con questi ultimi abbiamo in comune, oltre all’inevitabile linguaggio commerciale, una lingua per esprimere la gioia e l’entusiasmo che proviamo di fonte ai colori, ai riflessi, alle forme, alle materie. Di fronte all’oggetto, questo oggetto d’arte che il gergo del mestiere chiama semplicemente oggetto, e che è l’oggetto per eccellenza…